Duke Kahanamoku, atleta eccelso e ambasciatore per antonomasia dello spirito hawaiano dell’aloha, è universalmente riconosciuto come il padre fondatore del surf.
“Fuori dall’acqua non sono nulla” – commentava il grande Duke. Guardando fuori dal finestrino di un polveroso bus con i sedili in acciaio, da qualche parte, percorrendo le sconfinate terre del continente americano, egli non poteva assolutamente togliersi quel pensiero dalla testa.
Era un uomo magnifico. Sei piedi e due, 190 libre. Non un filo di grasso su di lui. Aveva una quiete tanto intensa quanto insondabile. Nessuno sul bus si sedette vicino a lui. Era come un alieno proveniente da un altro pianeta.
Era il 1912 e Duke era il nuotatore più veloce della terra.
Ad Atlantic City si unì alla squadra di nuoto olimpico; questo polinesiano di stirpe regale era un uomo completamente fuori posto, troppo estraneo al suo tempo. A ventidue anni l’hawaiiano era già uno dei più celebri waterman delle Isole, estremamente abile e dotato non solo nel surf, ma anche nel nuoto, nella canoa, nella pesca sportiva e nelle immersioni. Aveva una grazia nel movimento senza pari, e un dinamismo atletico a dir poco naturale nell’acqua. A causa di ciò, egli era rapidamente diventato uno dei membri più conosciuti della confraternita libera di Waikiki "Beach Boys".
Lo sport degli antenati hawaiiani, denigrato e considerato frivolo dai missionari un centinaio di anni prima, era quasi scomparso al tempo in cui nacque Duke. Ma con l’avvicinarsi del ventesimo secolo e del boom economico americano, le isole Hawaii divennero il simbolo dell’Eden nell’immaginario collettivo degli americani. I beach boys avevano insegnato le vie del surf hawaiiano ai ricchi rampolli americani che cominciavano ad affluire a Waikiki. E Duke ricopriva perfettamente il ruolo di Adamo.
Il surf era rinato, e toccò a Duke, con il suo imperioso stile di surfata con la schiena ben ritta e la sua naturale innocenza con le persone, il compito di comunicare la magia del wave riding in tutto il mondo. Era nella costa orientale degli Stati Uniti; poi, dopo aver vinto l'oro nei 100 metri a stile libero alle Olimpiadi di Stoccolma, si è recato in Australia e Nuova Zelanda, diffondendo il credo dei surfer lungo la strada. Vincendo la medaglia d'oro ai giochi del 1920 ad Anversa, ha incontrato Tom Blake in una sala cinematografica a Detroit sulla strada di casa, incontro che ha sicuramente ispirato un nuovo capitolo nella storia del surf.
Dopo aver vinto l’argento alle Olimpiadi di Parigi del 1924, entrò a far parte, a pieno titolo, delle celebrità del pianeta. Negli anni 30 fu eletto Cerimonial Sheriff delle Hawaii, e riuscì a surfare una delle onde più lunghe della storia, a Waikiki, per quasi più di un miglio.
Tra gli anni trenta e quaranta egli fece delle frequenti apparizioni nei film di Holliwood, giocando un ruolo opposto a stelle del calibro di John Wayne e Johnny Weissmuller.
È stato durante il boom di surf del dopoguerra, tuttavia, che Duke fu celebrato dai surfisti per il suo ruolo fondamentale nella cultura del surf. E come se i suoi risultati sportivi non fossero stati sufficienti per concludere il tutto, Duke sembrava incarnare lo spirito del surf hawaiiano. Se, fuori dall'acqua, Duke Kahanamoku era nulla, in acqua, sarebbe diventato un simbolo di tutto ciò.
Traduzione di Carlo Morelli
