
L'ennesimo trip nella terra degli dei.. di Diego Miglietta.
Ottobre 2003, in una giornata come tante, un amico mi regalo' una Indo surf-guide. Niente mi avrebbe mai fatto immaginare cosa avrebbe significato per me quel gesto; capita spesso che Dio si nasconda nei particolari...Fu così che cominciò in mio rapporto con l'Indonesia, surfando quelle onde con lo sguardo. Eppure, ad un osservatore attento, non sarebbe sfuggita tutta la determinazione che traspariva da quegli occhi.Il richiamo che questi spot esercitano sui surfisti difficilmente può essere spiegato ad un profano; qualcosa di poco chiaro, irriducibile a qualsiasi tentativo di descrizione, attrae con una forza pari alla potenza di quelle onde. Ma c'è sempre un altra faccia della medaglia. Così come gli alberi più alti hanno bisogno di radici molto profonde, cosi queste onde così perfette affondano in un reef che, un pò come questo mondo, sembra costruito più dal diavolo che da Dio...ma questo è un prezzo che ogni surfista deve decidere se pagare o meno. Io decisi di farlo.

Questi viaggi sono molto costosi, quindi bisogna organizzarsi, cercare di ridurre le spese al minimo, con tanti calcoli e qualche soluzione estemporanea.Dopo aver raggiunto un buon livello surfando in molti spot dell'oceano pacifico e dell'atlantico, decisi che il 2004 era l'anno giusto, e fu così che, zaino in spalla, mi avventurai per la prima volta nel leggendario "rifugio degli dei" , portando con me, oltre alle due tavole, una buona dose di informazioni sulla storia e sugli usi e costumi del luogo, per potermi ambientare sin da subito in quel nuovo mondo, carico di affascinanti alchimie fra sacro e profano, fra natura fisica e trascendenza divina.
Scoprii che oltre ai km di spiagge assolate, ai fondali da sogno, alle riserve di natura incontaminata, Bali è segnata da più di trecento anni di dominazione straniera, da resistenze sanguinose e lotte per l'indipendenza, che fu raggiunta solo nel 17 agosto del 1945 al grido di MERDEKA, MERDEKA, MERDEKA, ( libertà)!!!

Dal 1602 al 1940 fu colonia olandese, poi passò nelle mani dei tedeschi. Fu in quegli anni che la Germania di Hitler, a contatto con la cultura e la religione induista, si appropriò di uno dei loro simboli sacri in sostegno della propria buona sorte. Quello stesso simbolo ritrovato, in Palestina, più di duemila anni prima sulle pareti di templi ebraici, divenne poi l'inconfondibile sigillo del movimento nazista: la Swastica ( dalla parola sancrita Swastikah che significa "essere fortunato" ).E' proprio vero che delle volte la realtà supera di gran lunga l'immaginazione.
A Bali la croce uncinata, simbolo del Dio Sole, deriva dalla forma delle foglie di una pianta che se masticata in stato di debolezza fisica si dice sia in grado di rinforzare il corpo e rinvigorire lo spirito.
Questa è solo una delle tante credenze di cui è intrisa la cultura induista nella quale la sfera religiosa non è vissuta intimamente ma conserva aspetti tribali di collettività e panteismo.
Ogni elemento naturale ha il suo Dio, così come ogni uomo ha i suoi Demoni.

Molti sono gli episodi impressi nella memoria; avevo letto sulla surfguide che la sinistra di Balangan ( piccolo paradiso seminascosto ) spesso produce un close-out che rende sconsigliabile surfarla per i suoi primi 20-30m.
Rimasi fermo ad osservarla e pensai che era arrivato i momento giusto per tentare di dominarla sin dalla sua genesi.
Detto fatto! Ero già sul lato estremo della line-up. Cominciai a remare cercando di mettere a tacere quella vocina che mi suggeriva di lasciar perdere; subito dopo il take-off accadde l'inevitabile.
La forza della massa d'acqua ruppe il lisc, cosi mi ritrovai senza tavola, sballottato da schiumoni impossibili da contrastare. Fu allora che decisi di togliermi i calzari per evitare di affondare troppo e di utilizzarli come guanti per proteggermi il viso dalla barriera corallina, tagliente come un rasoio. Come amava sottolineare Casanova: <<La necessità è la migliore scuola.>>. l'idea venne così, come un estrema illuminazione frutto di una ragionvolezza che subito dopo lasciò il posto al primordiale istinto di sopravvivenza.

Quando l'oceano decise di spiaggirami ero stremato e consapevole che l'avercela fatta non era solo merito mio.
Il mare si era bruscamente imposto su di me ribadendo a chi spettava realmente l'ultima parola.Nonostante poi sia stato graziato,dal fato, da spiriti benevoli, demoni, o chi per loro, quest'esperienza ha tracciato in maniera indelebile nella mia mente il confine tra coraggio e incoscienza.
Trascorse un anno, fatto di luci ed ombre, di ricordi ancora vividi, di emozioni intraducibili. Capii che tentare di dimenticare era del tutto inutile. Dovevo tornare lì, da solo. Si trattava di un fatto personale, ricucire lo strappo con quella sinistra.
Il richiamo era troppo forte. Le voci che ci abitano sono spesso ambivalenti e il timore che alcune di esse non siano come il canto delle sirene di Ulisse...
Mi capitò, per caso o per destino, un piccolo incidente d' auto. Ecco l'occasione che stavo aspettando; intascai i soldi dell'assicurazione e li utilizzai per ritornare a Bali, facendo tappa a BKK e Taipei, un percorso alternativo very cip.
Questa volta, oltre allo stretto necessario, portai con me tutte le tavole che avevo, compresa una 6.6" che mi consentisse di prendere maggior velocità, scongiurando il pericolo di un nuovo close-out.
Come sia andata lo si capisce dalle foto...
Nonostante l'ennesimo trip nella terra degli dei, ritorno ogni tanto con la mente al giorno in cui ricevetti quella Indo surf-guide. Forse a Bali ci sarei arrivato ugualmente, ma la storia non si costruisce con i se e con i ma. La storia è fatta di persone, luoghi, possibilità, di "uomini" con nome e cognome...la mia storia con l'Indonesia è cominciata così...
TERIMA KASIH NIK.!
Tim Morrissey - photographer
Tim Morrissey - photographer